sabato 31 marzo 2007

ROTTURE

Questi ultimi sei mesi ce li ricorderemo.

Prima salta la lavatrice ,dopo 9 anni di onorato lavoro a dire il vero , Tasso zero paghi fra 6 mesi con sconto 20% ( altra trovata finanziaria per creare debito )

Una bella LG con motore frizionato , rumore quasi inesistente.

Poi la tanta agognata lavastoviglie che dopo 11 anni di convivenza con Christine , con le mani che gli si stanno screpolando ,qui viene in aiuto la Santa Carta di Credito ,le chiamano revolving con credito massimo ,con tanta lettera di congratulazioni direttamente dall'Inghilterra ( quanta fiducia ci danno !!!!! questi della Barclay ).La lavastoviglie e' cosa di Thomas, guai a non farla partire a lui

" TI AIUTO IO MAMMA " e con il suo ditino spinge il pulsante dell'accensione e corre via contento come una Pasqua ( gia' che siamo in tema ).

Finito....macche'

"Non arriva l'acqua dal bagno Chri? Sai niente se stanno facendo lavori ?" " No non so niente".Mah .

Si va al lavoro torno a casa e mi vedo mio fratello a trapanare il  bagno alla ricerca della rottura GASP!!! Ogni trapanata mi sale in testa il conto 100/200/300 euro STOOOOOP!!!

Non e' meglio fare dal garage qui mi tocca fare un Mutuo se no'

accetta il mio consiglio e dopo un po' di impazzimento si trova la rottura,chiama l'idraulico (in pensione),si sistema la cosa,e con poco piu' di 40 euro e qualche buco qua' e la' e la sventata salata bolletta dell'acqua ce la caviamo.

Sob finalmente forse e' tutto a posto...macche'

La televisione fa' Boom , nel senso che fa proprio BOOM.

Questa volta ti viene in soccorso il tasso zero a 5 anni ( lo faccio a 12 mesi ) ed una nuova fiammante televisione fa bella mostra nella sala.

Nel frattempo mi salta una otturazione , un malanno urinario ...insomma stiamo invecchiando ... solo che le cose le cambi e le compri nuove ... noi possiamo cambiare solo Spiritualmente.

Alla prossima rottura di p......





Powered by ScribeFire.

martedì 27 marzo 2007

L'italia invecchia

L’invecchiamento della popolazione

A metà del 2006 gli individui con 65 anni e più rappresentano il 20%

della popolazione (erano il 17% nel 1996), mentre i minorenni sono

soltanto il 17% (18% nel 1996).
I giovani fino a 14 anni sono il 14% (15% nel 1996), la popolazione in età attiva, 15-64 anni, è pari ai due terzi del totale (68% nel 1996).

Mentre l’età media della popolazione sfiora i 43 anni, aumentando di due

anni rispetto al 1996, il rapporto tra le vecchie e le giovani generazioni

raggiunge il 141% contro il 117% del 1996

Cresce il rapporto tra generazioni in età non attiva (minori fino a 14 anni

e anziani di 65 anni e più) e generazioni in età attiva (15-64 anni), che

passa dal 46% al 51%. Il carico strutturale dei soli ultrasessantaquattrenni

sulla popolazione in età attiva passa dal 25% al 30%.



Fonte ISTAT







Powered by ScribeFire.

lunedì 19 marzo 2007

FESTA DEL PAPA'

QUANDO DIO CREO' IL PAPA'

Quando Dio creò il papà cominciò disegnando una sagoma piuttosto robusta e alta.

Un angelo che svolazzava sbirciò sul foglio e si fermò incuriosito.

Dio si girò e l'angelo "scoperto" arrossendo gli chiese

"Cosa stai disegnando?".

Dio rispose "Questo è un grande progetto".

L'angelo annuì e chiese "Che nome gli hai dato?".

"L'ho chiamato papà" rispose Dio continuando a disegnare lo schizzo del papà sul foglio.

"Papà...." pronunciò l'angelo "E a cosa servirebbe un papà?" chiese l'angioletto accarezzandosi le piume di un'ala.

"Un papà" spiegò Dio "Serve per dare aiuto ai propri figli, saprà incoraggiarli nei momenti difficili, saprà coccolarli quando si sentono tristi, giocherà con loro quando tornerà dal lavoro, saprà educarli insegnando cosa è giusto e cosa no.".

Dio lavorò tutta la notte dando al padre una voce ferma e autorevole, e disegnò ad uno ad uno ogni lineamento.

L'angelo che si era addormentato accanto a Dio, si svegliò di soprassalto e girandosi vide Dio che ancora stava disegnando.

"Stai ancora lavorando al progetto del papà?" chiese curioso.

"Sì" rispose Dio con voce dolce e calma "Richiede tempo".

L'angelo sbirciò ancora una volta sul foglio e disse "Ma non ti sembra troppo grosso questo papà se poi i bambini li hai fatti così piccoli?"

Dio abbozzando un sorriso rispose: "E' della grandezza giusta per farli sentire protetti e incutere quel po' di timore perchè non se ne approfittino troppo e lo ascoltino quando insegnerà loro ad essere onesti e rispettosi".

L' angelo proseguì con un'altra domanda: "Non sono troppo grosse quelle mani?".

"No", rispose Dio continuando il suo disegno "Sono grandi abbastanza per poterli prendere tra le braccia e farli sentire al sicuro".

"E quelli sono i suoi occhi?" chiese ancora l'angioletto indicandoli sul disegno.

"Esatto", rispose Dio "Occhi che vedono e si accorgono di tutto pur rimanendo calmi e tolleranti".

L'angelo storse il nasino e aggiunse "Non ti sembrano un po' troppo severi?".

"Guardali meglio" rispose Dio.

Fu allora che l'angioletto si accorse che gli occhi del papà erano velati di lacrime mentre guardava con orgoglio e tenerezza il suo piccolo bambino. qui la classe di mio Padre alle elementari 1935

un abbraccio forte BABBO sei sempre nel mio cuore

domenica 18 marzo 2007

Italiani brava gente (Repetita Juvant)

Ancora sull’eleganza
Maurizio Blondet
22/01/2006


Noi italiani abbiamo un problema.
Un problema di cui non ci rendiamo conto, ma da cui derivano quasi tutti i nostri altri problemi della vita collettiva.
Questo problema si chiama «volgarità».
Basta guardarci.
Siamo volgari nei gusti: pensate al livello di TV che fa «audience» da noi, ai film italiani che fanno cassetta.
Guardate le sfilate celebrato made in Italy: dovrebbero essere la parata dell’eleganza, e invece sfilano donne da postribolo (con tutti quei veli e nudità da casa chiusa anni ‘50) e ragazzotti da patibolo, quel tipo di ragazzi di vita che i nostri grandi sarti (per lo più omosessuali) frequentano negli angiporti della jet society: orecchino, tatuaggi, teste rasate da galeotti.
Potete immaginare che signori e signore indossino quel tipo di vestiti, poniamo, nei ricevimenti «formali», quelli che in cui s’incontrano le classi dirigenti? Ovviamente no.

Il fatto che questo tipo di moda (o di look) maschile sia adottato con entusiasmo dai nostri figli dovrebbe preoccuparci: orecchino, tatuaggi e teste rasate sono stati per secoli i segni distintivi dei «bravi» di Don Rodrigo, dei galeotti, degli zingari ladri di cavalli, delle ciurme di pirati, «schiuma dei mari».
Le sottoclassi semi-criminali, le meno eleganti della storia.
Non solo siamo volgari: addirittura ne andiamo fieri.
Quando un italiano, tornato dall’estero, ripete che «come si mangia bene da noi non si mangia da nessuna parte», non fa che esprimere la sua preferenza per una cucina di contadini (la nostra) nei confronti di cucine aristocratiche, nate nelle corti di re e imperatori, come la francese, l’austriaca e la cinese.
Non è tutto lì purtroppo.
Siamo volgari - cioè poco esigenti, di facile contentatura con noi stessi e con gli altri - anche negli studi, nella moralità pubblica, nella qualità dei nostri politici, nei rapporti col prossimo.
Persino i nostri buoni sentimenti sono volgari: per esempio «accogliere gli immigrati del Terzo Mondo» significa per noi dargli un piatto di minestra (l’assistenza), non farne dei concittadini, portarli a un livello più alto - più esigente - di civiltà.
Per noi, amare un figlio significa farlo ingrassare e dargli tutto quel che vuole («quello che non ho avuto io»), non farne un cittadino e un uomo responsabile.
Poco esigenti.
Volgari.

Ci sono delitti tipicamente italiani che nascono dalla pura volgarità.
Casi estremi di maleducazione, che diventano sopraffazione e perfino omicidio. Lanciare sassi dal cavalcavia è, ancor prima che un atto criminale, un atto ignobile. Da vergognarsi.
E così la violenza degli stadi, il vandalismo diffuso, la slealtà e l’arroganza dei politici («lei non sa chi sono io»), l’onnipresente tendenza a «passare avanti», nel senso di accaparrarsi dei vantaggi a svantaggio del prossimo onesto o più educato.
Perché non ci vergognamo?
Non è tutta colpa nostra.
Il fatto è che in Italia, da secoli, per motivi storici, è mancata salvo rare eccezioni, la nobiltà.
Non pensate ai nobili d’oggi, ultimi eredi di glorie di cui sono indegni, che riempiono i rotocalchi con le storie dei loro amori.

Pensate alla nobiltà dell’età cristiana, il Medio Evo.
I nobili erano i cavalieri.
Aderivano al codice d’onore della Cavalleria, creato per loro dalla Chiesa: siccome erano forti, armati e violenti, la Chiesa ingiunse loro di vergognarsi di opprimere il povero e la vedova.
«Valentia e cortesia» era il motto dei cavalieri: la «valentia» (il coraggio) senza «cortesia» (la gentilezza) li avrebbe lasciati quel che erano in origine, energumeni barbari e assassini.
La nobiltà è, nella società, quella classe «che dà l’esempio».
Anche in una società democratica dev’esserci sempre un ceto che si fa imitare per le sue virtù, ossia per le abitudini superiori che coltiva.
All’inizio, i nobili davano l’esempio in guerra.
L’eleganza nel vestire nacque proprio dall’attitudine di sprezzo elegante di fronte alla morte: i cavalieri andavano in battaglia vestiti di rosso e d’oro, come a una festa. Che eleganza!

Ciò richiedeva una disciplina.
Il nobile era colui che moriva per la parola data.
Era questo il suo «onore»; infatti si diceva: «noblesse oblie», la nobiltà «obbliga».
Disse Goethe: «vivere a proprio gusto è da plebeo; il nobile aspira a un ordine e alla legge».
Paradossalmente, ma per secoli, è stato proprio così: la nobiltà si definiva per l’esigenza che si auto-imponeva, per gli obblighi, la disciplina con cui s’addestrava al comando e ad affrontare la morte, non per i diritti di cui godeva.
Quando una società come l’italiana resta per secoli senza veri nobili - e pensate come fu ignobile l’ultimo dei Savoia, scappato dall’Italia abbandonando gli italiani al nemico, l’8 settembre del ’43 - vuol dire che non ha esempi superiori (esigenti) da imitare.
Finisce che imita gli esempi facili e vistosi: come capita agli italiani d’oggi,
che spesso imitano i malavitosi, i violenti e gli arroganti, coloro che hanno la forza ma non la gentilezza.
L’intera società diventa sempre più volgare e «furba».

Naturalmente i nobili avevano i difetti tipici della loro classe: l’orgoglio e la superbia.
Se riuscivano a liberarsene, diventavano più facilmente santi (come san Luigi re di Francia, o la regina Isabella di Spagna), perché fra nobiltà e santità il passo è breve: il detto cristiano «vita est militia», la vita è servizio militare (cavalleresco, fondato sull’onore), li trovava già preparati.
Del resto, i Vangeli sottolineano che Gesù era aristocratico, della casa di Davide, erede di re.
E che Gesù loda i gesti nobili: come quello del centurione, uomo di comando, e «perciò» anche di obbedienza.
E rimprovera le ignobiltà, le meschinità, le piccolezze d’animo, anche nei suoi apostoli: «chi vuol essere il primo, serva», ecco un motto nobiliare.
I soli nobili che l’Italia ha avuto sono i santi.
Hanno dato esempi eccome.
Fondarono ordini religiosi, che si riempirono di loro imitatori.
Ma i santi religiosi danno esempi religiosi.
Il che è essenziale, ma non basta a creare una società.

Occorrono esempi di nobiltà «civile».
Capi che non scappano per primi lasciando i loro soldati alla mercé del nemico, politici che si vergognino di essere sleali verso gli elettori e di rimangiarsi gli «impegni» assunti, la mancanza di parola e d’onore; giudici e potenti che si sforzino ogni giorno d’essere migliori, più educati.
Che restino leali alle leggi anche contro il loro interesse personale, perché la loro carica ve li «obbliga».
Essere nobili, eleganti nella vita, mai contentarsi di quello che già si è, ma «educarsi» a migliorare, disciplinati e rigorosi nel pensiero e nell’azione sì da costituire un esempio civile, può essere una forma nuova di apostolato cristiano.
Una forma di carità alta.
E forse, oggi, assai urgente.

Maurizio Blondet

R E V I V A L ma sempre attuale

E TU, QUANTO SEI INDEBITATO ?






Possiamo vivere felici, così dicono le ricerche sul buon umore, purchè la smettiamo di consumare a go-go... visto che questa cosa ormai è possibile solo facendo i debiti... Il fenomeno è chiaro: se non ci sono i soldi per comprare subito l'ultimo oggetto del desiderio si corre a fare debiti (+14% nel 2004). All'obbligo del consumo si è aggiunto il dovere dell'indebitamento. Il "credito al consumo" arricchisce i (già ricchi) banchieri, mentre gli indebitati entrano nella "tossicodipendenza da acquisti". Le cifre sono impressionanti, ma possiamo ancora farcela, basta pensarci due... no, dieci volte prima di firmare il prossimo contratto capestro.
DI FRANCA ANGI
Il consumismo non è "filosofia del capitale", è una piaga. Piaga sociale: tu hai la macchina più grossa della mia, hai la jacuzzi, e allora io sono un fallito, e giù antidepressivi... Piaga etica: io non valgo per quello che sono, ma per quanto è lussuosa la mia casa, per quanto è sottile il mio monitor tv 2 metri per 3, per quanti lifting mi sono fatto.Piaga esistenziale: niente ha più senso al di fuori del numero crescente di oggetti inutili di cui mi circondo. Piaga lavorativa: mi sottopongo a ogni schiavitù fisica e psichica pur di avere il "meglio", il "più recente", il "più costoso".
Piaga familiare: notizia inquietante Ansa, 27 marzo 2005, carabinieri e polizia segnalano un incredibile numero di chiamate per litigi all'interno di nuclei familiari. Come dire che le feste comandate diventano un'occasione di sfogo, tutti stressati... e come non esserlo?
Rate, scadenze, fideiussioni, tassi di interesse, taeg (ho scoperto che vuol dire tasso annuo effettivo globale, cioè quanto costano i soldi!), ipoteche, bollettini...
Guardiamo un attimo le cifre, che parlano da sole.
Il direttore generale dell'ABI, associazione bancaria italiana, Giuseppe Zadra ci informa (Repubblica, 21 marzo 2005), che alla data di fine settembre 2004 gli italiani devono restituire prestiti al consumo (l'acquisto della macchina, altri beni "durevoli"... cioè tutto tranne la mozzarella, prestiti personali e carte di credito) per un totale impressionante: sono indebitati per quasi 60 miliardi di euro, 57.964.000.000, per la precisione. Siccome io ancora ho bisogno di ragionare in lire per capire la portata delle cose, traduco la cifra: SONO OLTRE 112 MILA MILIARDI DI LIRE (112.233.954.280.000).
Con tutti i debiti contratti per consumare di più (consumare, bada bene, non sono i mutui della casa!) ci si costruirebbero interi quartieri.
Questa somma mi spaventa. Ci sono milioni di individui che hanno perso la libertà, quella minimale, che consiste nel poter scegliere cosa fare domani... perché quando ti sei assoggettato alle rate... sei legato a doppio filo e non puoi scappare da nessuna parte.
E le banche? Sono preoccupate per l'esposizione? Macchè... esultano! Gongolano all'idea di spolpare i polli: dice il presidente dell'ABI che gli italiani sono un pezzo avanti rispetto al resto d'Europa, ossia sono già molto più indebitati, ma... si può fare di meglio! Infatti tra poco entra a regime il decreto di dicembre 2003 del Ministero delle Attività Produttive, che dice che anche i poveri potranno indebitarsi (eh, la par condicio..): c'è un fondo apposito che garantisce metà dei prestiti per le famiglie con reddito inferiore a 15.000 euro. Pensa che paradiso: già non ce la fai a campare così, figurati dopo che hai fatto le rate per 48 mesi per la macchina nuova!
E non è finita: è in arrivo anche l'estensione della cessione del quinto dello stipendio ai dipendenti privati, introdotta con la Legge Finanziaria 2005... (poveri co.co.pro., a loro non sono concessi neanche i debiti!). E ovviamente la Commissione Europea non si tira indietro: il 4 novembre 2004 ha varato una nuova direttiva in materia, con l'obiettivo di creare un mercato unico del credito al consumo.
Insomma... la via del legislatore è costellata di tappeti rossi per gli indebitati di oggi e di domani.
Lasciamo perdere per un momento la questione dei tassi di interesse (si fa per dire: con tutta la pubblicità del "prendi ora e paghi tra un anno"... gli interessi diventano uno scannatoio autorizzato), e scendiamo più a fondo, nei cosiddetti "bisogni"...
Ma davvero senza l'home cinema non si può vivere? E senza la berlina da 30 mila euro? E senza la vacanza da pagare a rate, dal modico costo di 12 mila euro x famiglia da quattro? E che dire dell'operazione di liposuzione, della scuola un anno all'estero, dell'ultimo modello di motorino-macchina per dodicenni? Che diamine, tutti prodotti di prima necessità.
Tuttavia, a guardare interessanti ricerche, provenienti tra l'altro dal paese più consumista del mondo, al disopra degli 8.000 euro di reddito annuo pro-capite, il denaro e gli oggetti posseduti non aggiungono neanche un briciolo di soddisfazione, gioia, serenità, orgoglio... niente di niente.
L'assuefazione agli oggetti nuovi è simile a quella delle droghe pesanti: ne servono dosi sempre maggiori per avere quei dieci minuti di esaltazione.
Certo, le prime ore al volante della fiammante e metallizzata bestia che raggiunge i 260 orari possono equivalere a diversi orgasmi consecutivi... ma già il mese successivo, quando arriva il bollettino con su stampato 935,87 euro, a cui sai che ne seguiranno altri 47... mi sa che il gusto si fa meno intenso.
E però la droga è ormai penetrata... vuoi vedere che con la barca mi godo ogni momento come fosse il primo?? E allora che sarà mai... un'altra piccola rata da 2.328,56 euro al mese per sei anni... e via con il motoscafo... dopodiché si passa direttamente agli strozzini e ai pignoramenti.
Questo è il punto: la rincorsa verso l'alto, verso quello che non c'è ancora, non riguarda quelli che la macchinona se la sono comprata in contanti perché la società l'ha messa in bilancio come costi aziendali per scalare le tasse... quelli non fanno le rate, mica sono scemi, sono semplicemente già ricchi, e furbi, quelli la barca non la "possiedono", ce l'ha la holding con sede alle Cayman, figura nelle spese di rappresentanza, e non è neanche di proprietà, è in leasing, così si scarica le rate...
Il popolo degli indebitati è... appunto, il popolo... abbindolato dal luccichio e dal finto potere delle cose, che ti sembra di possederle ma sono loro che possiedono te, ti strozzano, ti levano l'aria, lo spazio fisico, lo spazio di manovra e il governo della tua vita.
Una volta si andava dalla vicina di casa a chiedere due uova o uno spicchio d'aglio o un limone, se avevamo dimenticato di prenderli nel fare la spesa... Adesso cosa potremmo chiedere... scusa, ce l'avresti un lettore dvd e un 112 pollici a schermo piatto da prestarmi un attimo, chè oggi mi sono dimenticato di comprarlo a rate?
Mi sa che è il caso di pensarci, pensarci bene, e poi ripensarci di nuovo... e poi decidere di smettere, e di farsi una passeggiata in bici (presa a rate!)...

fonte zmag.org

sabato 17 marzo 2007

Parmiggiano SPOT

Me la sono persa ,perche' io questa roba qua non l'ho mai vista.
Pensavo che solo i giapponesi sapessero fare questi balli "artistici" da asilo nido.

martedì 13 marzo 2007

IL GUFO


All'asilo di mio figlio i vari bimbi sono divisi per gruppi.L'idea e' quelli dei rapaci e quindi i gruppi sono divisi in GUFI (quello che fa parte mio figlio) CIVETTE e FALCHI.
Ieri hanno fatto una uscita ad OLTREMARE con "l'omino che guida il pulmino" cosi' dice Tommy.
Hanno potuto vedere dal vivo questi Rapaci che stanno seguendo con vari temi didattici all'asilo.
A Thomas affascinano molto questi animali ed a casa molte volte mima e racconta le varie gesta di questi .Ora sono alla ricerca di un cartoon con i gufi e i topi per esempio come questo Brisby e il Segreto di Nimh

domenica 11 marzo 2007

Playstation 3

La playstation si appresta ad arrivare sugli scaffali.Il DAY ONE come tutti gli appassionati sanno e' per il 23 Marzo.Ho avuto il piacere di poterla vedere all'opera in anteprima e devo dire che e' una cosa fantastica.La presentazione e' stata fatta su uno schermo FULL HD ed il realismo era impressionante.
La giocabilita' almeno per chi l'ha provata dei presenti era realistica aiutata dal nuovo controller senza fili che e' sensibile sui sei assi , ti muovi senza piu' usare i pulsanti ma semplicemente muovendo il controller ECCEZIONALE.
Il realismo e la velocita' di caricamento dei giochi e' praticamente istantaneo , con una giocabilita' in vero tempo reale.
Permettera' di apprezzare la qualita' blu ray con definizione mai provata per noi umani a casa se non al cinema.
Note dolenti , credo sia il prezzo non certo economico ,la console te la porti a casa a €. 599,00 ,poi ci devi mettere un gioco con almeno altri €. 60,00 , la non retroattivita' con i "vecchi giochi" della Play2, che sara' solo via software ma non hardware e questo fara' sicuramente un po' meditare prima di fare il gran salto , aggiungeteci che i titoli che effettivamente saranno disponibili nell'immediato si contano fra le dita di una mano.
A prima vista non sembra che ci sia tantissima frenesia , ma sicuramente dara' una scossa al mercato dei videogiochi ed ai videofilm. Ma questo secondo me avverra' con moderata calma visti i prezzi .Insomma non ci si fara' i cazzotti per averla come quando usci' la Play2.
Vedremo cosa fara' microsoft con la XBOX 360, che certamente non stara' a guardare.

sabato 10 marzo 2007

L A V A S T O V I G L I E


Finalmente dopo tanto insistere abbiamo la Lavastoviglie.
adesso meno impegni in cucina.Christine era da tanto che la chiedeva ed io ho colto l'occasione di farla adesso perche' con l'imminenza dell'estate la Vesselle ( lavare i piatti )sarebbe toccata a me.E poi diciamolo,qui il progresso e' in quelle poche rare occasioni che veramente viene in aiuto a noi umani.
Pensate poi al risparmio , 15 litri di acqua contro 103 in media che si consumano lavando un carico pieno a mano , senza contare che le due ore che lei lava tu puoi fare altre cose.E si cara Christine l'avremmo potuta fare prima molto prima.
Facendo due conti il costo della stessa dovremmo recuperarla gia' dopo pochi mesi, con il risparmio dell'acqua e soprattutto del detersivo sta a vedere che ci rimangono i soldi per fare un viaggetto!!! Gia' un viaggetto , dopo l'estate ci penseremo.

lunedì 5 marzo 2007

Cosa deve fare un buon Cristiano


Il resto spetta a te: il compito del cristiano è proprio questo, trovare da solo il modo di rispondere alla verità di Cristo.
E' un compito che ciascuno deve fare da sé e in cui nessuno può sostituirlo.
Per questo è difficile (e bello) essere cristiani, essere umani e trovare la propria unica strada.
Perché non ci basta leggere il testo sacro, dobbiamo capire cosa chiede a noi, personalmente, quella Voce.
E non si è soli: lo Spirito guida chi cerca davvero.

www.effedieffe.com