Chi dice che il nostro tempo è scettico e relativista?
Abbiamo almeno due religioni che accettiamo senza discutere, e non ammettono agnosticismo: quella dell’olocausto e quella dell’ambientalismo.
L’una e l’altra ci denunciano come macchiati da un peccato originale, e ci bollano come peccatori «attuali», sia che pratichiamo «l’antisemitismo» criticando Israele, sia che sprechiamo e sporchiamo l’ambiente.
L’una e l’altra ci offrono la via di salvezza nel pentimento e nel dolore, in uno «strappo» doloroso. Al fondo del quale ci fanno balenare, come la ministra canadese, «un mondo di uguaglianza e giustizia».
D’accordo, la siccità esiste.
I ghiacciai si restringono.
Ma esiste anche una strategia dell’allarme.
Ed essa è una menzogna, promossa da ben identificati poteri forti.
Di questo non siamo consapevoli.
La difesa è evidente: contro le nuove «fedi» dobbiamo accanitamente opporre il nostro scetticismo, la nostra incredulità.
Affermare il «relativismo» di chi crede in Gesù e nella salvezza non in questo mondo.
Abbiamo pochi mezzi umani per resistere, i TG ci parlano tutti insieme, ad un giorno convenuto, dell’allarme siccità, e non c’è voce contraria o dubbiosa che abbia spazio nei media.
Per quanto mi riguarda, tengo memoria di ciò che mi disse un vecchio agente della CIA che aveva operato in Vietnam.
Nella nostra conversazione, alluse e «cose orribili» che lui e i suoi colleghi avevano fatto, poi non volle dire di più.
Gli chiesi: «Se non vuol dirmi che cosa ha fatto, mi dica che cosa ha imparato».
Lui rispose: «Che cosa ho imparato? Questo: che niente in questo mondo è come ti viene detto».
Parlava di «questo mondo».
Quello sui cui domina il «Princeps huius mundi», il padre della menzogna.
Maurizio Blondet
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