Il presidente Ahmadinejad attacca l'Occidente: "Guadagna
più dei Paesi produttori, ma questa arroganza sta per finire"
TEHERAN -
Il prezzo di oltre 115 dollari al barile raggiunto dal petrolio è
"ingannevole" a causa della svalutazione della divisa americana, e
quindi il greggio "dovrebbe trovare il suo giusto valore". Lo ha detto
il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, citato oggi dall'agenzia
Isna, sottolineando che "mentre il prezzo delle altre commodity è
salito, il valore economico reale del prezzo del petrolio è ancora
inferiore agli anni '80.
Ahmadinejad, che
parlava durante una visita ad una esposizione sull'industria
petrolifera e petrolchimica a Teheran, ha accusato anche i governi e le
compagnie occidentali di "fare più soldi dei Paesi produttori" grazie
alla vendita del petrolio e ha avvertito che "questo è uno spirito di
arroganza ed egoismo che presto finirà". "Alcuni - ha detto il
presidente iraniano riferendosi ai maggiori Paesi consumatori - pensano
che il petrolio appartenga a loro e che nei Paesi produttori venga solo
conservato per loro. Per questo cercano di averlo a prezzi bassi, ma
quando lo forniscono alle loro popolazioni fanno più soldi dei Paesi
produttori".
Per quanto
riguarda il dollaro, Ahmadinejad ha affermato che esso "non è più una
moneta di scambio" a causa della svalutazione. "Stampano in gran
quantità banconote che non hanno valore - ha detto il presidente - e le
distribuiscono nel mondo. Per questo un prezzo di 115 dollari al barile
per il petrolio è ingannevole, e il greggio deve trovare il suo giusto
valore".
(19 aprile 2008)